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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

IL MITO DI ER

Er è un soldato morto in battaglia che poi resuscita e racconta ciò che aveva visto mentre era morto. Racconta che la sua anima era stata messa in un prato al cui centro vi era una Parca che nel grembo aveva i destini di tutti gli uomini, che erano con lui sul prato. Agli uomini vengono gettai a caso dei numeri e a seconda del numero che il caso aveva affidato agli uomini, le persone avevano il diritto di scegliersi il destino: il numero uno ha il diritto di scegliere per primo il suo destino e così via, tutta via anche l'ultimo uomo potrà scegliere perché i destini sono superiori alla anime. con questo mito Platone vuole sottolineare i fatto che sono le anime a scegliere il loro destino vuole dire che l'uomo è libero ed artefice del proprio destino, Questo mito in particolare simboleggia la libertà che ha l'uomo.

IL MITO DELLA CAVERNA

Il mito della caverna è il riassunto della filosofia platonica in quanto assume un forte significato in tutti gli ambiti: differenza tra mondo sensibile e iperuranio; missione del filosofo; idea di bene che sovrasta tutte le altre idee. Ci sono dei prigionieri che hanno sempre vissuto in una caverna sul cui fondo sono legati in modo da non potersi voltare. Fuori dalla caverna c’è un muro ad altezza uomo dietro al quale camminano persone che portano sulla testa statuette raffiguranti oggetti di vario genere, queste persone parlano e il loro eco rimbomba nella caverna. Dietro questi individui vi è un fuoco intenso che proietta nella parete della grotta davanti agli uomini legati le immagini degli oggetti.  Non avendo potuto vedere nient’altro, i prigionieri, osservando le ombre, pensano che questa sia la realtà. Uno di loro, però, si libera e si volta; vede perciò le statuette e si accorge che sono più reali delle ombre; poi esce dalla grotta, oltrepassa il muro e inizialmente è accecato

IL CARRO ALATO

Nel  Fedro  compare   Il mito della biga alata  un dialogo massimamente dedicato all' Immortalità dell'anima illustra l'incarnazione. L'anima è raffigurata come un cocchio su cui si trova un auriga che governa una coppia di cavalli alati. L'anima viene guidata al seguito degli dei, nella regione che è la sede dell'essere, cioè della vera sostanza (ousia). Tale sostanza non è altro che il mondo delle idee, descritto come un'essenza contemplabile solo dall'intelletto. Ogni anima vuole attingere ciò che le è proprio, contemplando la verità, di cui si nutre e gode. I due cavalli sono in perenne conflitto tra loro in quanto uno, il cavallo bianco, è buono e di razza l'altro, il cavallo nero, no: il primo è simbolo delle energie psichiche, della forza d'animo e tende a rimanere nel mondo delle idee; il secondo è simbolo dei desideri e cerca di spingere l'auriga verso il mondo sensibile, verso l'incarnazione. L'auriga è simbolo della ragi

PLATONE

Secondo Platone esistono due piane dell'essere: il mondo dell'esperienza sensibile, imperfetto e mutevole e, il mondo delle idee perfetto e immutabile.  Le idee rappresentano il parametro eterno e immutabile per giudicare la realtà e hanno una propria esistenza autonoma rispetto al pensiero umano: sono eternità immutabili e perfette, vere e proprie sostanze ideali poste in un altro mondo, definito poeticamente iperuranio, in greco;"al di là del cielo", cioè "al di là delle cose sensibili". Platone raggruppa le idee in tre grandi gruppi: le idee che si riferiscono ai valori dell'etica, dell'arte e della politica; le idee che corrispondono agli enti matematici universali;le idee degli oggetti naturali o artificiali. Pertanto l'idea dell'universo perfetto viene considerata come un idea articolata e  gerarchicamente organizzata, al cui vertice si pone l'idea del bene, la più  perfetta di tutte paragonata alla luce del sole, in questo

SOCRATE

La vita di Socrate si svolge nel periodo della maggior potenza ateniese ma anche nel periodo del suo declino. Egli nasce nel 469 a.C. che segna per i Greci la vittoria definitiva sui Persiani e muore nel 404 a.C.  si riferisce a quando all'età dell'oro di Pericle seguirà, la vittoria spartana, l'avvento del governo dei Trenta Tiranni. Con il passare del tempo Socrate maturò la convinzione che fosse inutile studiare l’archè, poiché è un problema lontano e di poca utilità. Socrate fece proprio il motto dell’oracolo di Delfi che recita “conosci te stesso”. Il vero problema è conoscere sé stesso, non tanto le origini del mondo. Un amico di Socrate, di nome Cherofonte, un giorno si recò all’oracolo di Delfi per chiedere chi fosse la persona più sapiente di Atene e questo rispose che era Socrate. L’uomo allora corse dall’amico e gli comunicò il responso dell’oracolo, lasciandolo molto perplesso. Infatti il giovane Socrate non si riteneva tale perché pensava che ci fossero