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Visualizzazione dei post da ottobre, 2017

MATRIX

Nel 1999 usciva un film che avrebbe rivoluzionato completamente la cinematografia, tanto per gli effetti speciali quanto per i contenuti proposti: si trattava di Matrix, un vero e proprio compendio filosofico da gustare al cinema. Alla base del successo l'avvincente vicenda, la bravura del protagonista (Keanu Reeves), la raffinatezza degli effetti speciali, la spettacolarità dei combattimenti di arti marziali. Tutto qui? Forse no: c'è anche una visione del mondo che richiama vivamente alla mente diverse tappe della tradizione filosofica occidentale. Il protagonista, Neo (interpretato da Keanu Reeves), da qualche tempo vive assillato da interrogativi cui non riesce a dare risposte che lo soddisfino: é come se, dentro di sè, avvertisse che in ogni atomo della realtà che lo circonda c'é qualcosa che non quadra. Egli viene contattato da Morpheus, un famigerato 'pirata virtuale' ricercato dalle autorità: quest'ultimo é infatti convinto che Neo sia un uomo a

PARMENIDE E IL PENSIERO DELL'ESSERE

Parmenide ha una visione del mondo opposta rispetto a quella di Eraclito, egli è considerato infatti filosofo dell'unità e della stabilità . Vissuto a Elea, crebbe in un ambiente culturale e aristocratico, completamente diverso da quello della Ionia, dove era cresciuto Eraclito.  Egli scrisse un poema in versi intitolato "sulla natura", dove immagina di essere trasportato da un carro trainato dalle muse alle porte del Sole e di ricevere da una dea la rivelazione della verità che poi lui dovrà comunicare al mondo. Anche se la cornice è a carattere religioso, la materia del messaggio e le movenze argomentative sono filosofiche e razionali. SOLO L'ESSERE ESISTE E PUÒ ESSERE PENSATO Il messaggio che Parmenide vuole trasmettere è che: l'essere è, e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere. Più semplicemente significa che soltanto l'essere esiste e che il non essere non può esistere e quindi neanche pensato. per egli il significato d

ERACLITO E L'ESPERIENZA DEL DIVENIRE

Eraclito visse nella città di Efeso (Ionia) tra il VI e il V secolo a.C., egli negava di aver mai avuto maestri ma di aver acquistato da se tutto il suo sapere. Secondo la tradizione era di stirpe reale , forte oppositore degli orientamenti politici dei suoi cittadini. Della sua unica opera "Intorno alla natura" solo frammenti che gli diedero l'appellativo di "oscuro", (poco chiaro). La sua riflessione si puo' riassumere in due concetti principali: il flusso universale e il lògos e la legge dei contrari. IL FLUSSO UNIVERSALE Secondo Eraclito non c'è niente che è in uno stato di quiete ma tutto è costantemente in movimento . Nell'epoca in cui vive c'è conflitto nella città in quanto gli artigiani e i commercianti contrastano il potere dell'aristocrazia. C'è contrato nella natura dove si assiste al continuo alternarsi di elementi contrari: l'acqua, il fuoco, l'aria, la terra sono in posizione tra loro e l'uno,

I PITTAGORICI E LA CONCEZIONE MATEMATICA IN NATURA

Pitagora si stabilì a Crotone dopo l'invasione dei Persiani, allora una delle città più splendenti e potenti della magna Grecia. La vi fondò la prima vera e proprio scuola filosofica: la fratellanza pitagorica , essa poteva essere paragonata ad una comunità filosofica, religiosa e politica i cui membri conducevano una vita normale e venivano iniziati. Pitagora era venerato dei suoi seguaci e la sua figura è avvolta da un velo di mistero. molti caratteri della sua scuola fanno pensare ad una setta religiosa in quanto venivano seguite regole severe e veniva praticata la comunione dei beni. Era una scuola con elementi di nota modernità in quanto le donne non erano escluse dallo studio ma ben accette. Le dottrine fondamentali dei Pitagorici sono, quella del numero e quella dell'anima . LA DOTTRINA DELL'ANIMA Pitagora a differenza dei suoi predecessori non si sofferma tanto sulle cause naturali ma sulla possibilità di purificare l'anima , concepita con divina e

ANASIMENE: L'ARIA COME PRINCIPIO DELLE COSE

Anassimene visse a Mileto tra il 586 e il 525 a.C..  Egli identifica il suo principio nell'aria o respiro, paragonando la vita dell'uomo a quella dell'universo. Lui attribuisce al principio primo i caratteri dell' infinità e del movimento incessante: l'aria è la forza che anima il mondo e il principio di ogni mutamento. La trasformazione e la generazione delle cose è spiegata attraverso processi di condensazione e rarefazione, infatti l'aria quando viene a rarefarsi diventa fuoco,  quando si condensa diventa progressivamente vento e poi nuvola, acqua terra e infine pietra. L'universo che si è costituito grazie a questo processo e destinato ad un ciclo di vita, morte e rinascita destinato a durare in eterno.

ANASSIMANDRO: L'AIPERON COME FONDAMNET REALE

Anassimandro con la filosofia approfondisce le diversità dai miti cosmogonici. Egli infatti usò per primo il termine archè e individuò la sostanza primordiale, ciò che è all'origine dell'universo in un principio indeterminato detto àperiron (senza confini\sconfinati). Anassimandro, parla dei àpeiron perché ritiene che il principio da cui derivano tutte le cose non possono identificarsi con uno di essa, ma debba essere una sostanza indistinta. Abbandona inoltre l'idea all'origine della realtà non possa esserci un elemento specifico.

TALETE: L'ACQUA COME PRINCIPIO ORIGINARIO

Talete pesava che il principio primordiale fosse l'acqua, sulla base dell'osservazione di come ogni cosa vivente fosse intrinsa di questa sostanza. L'immagine che Talete dava all'universo era la seguente: all'inizio esisteva solo un grande Oceano, da cui si è sviluppato la vita e poi la terra e i corpi celesti. Il mondo come un disco piatto o un'enorme zattera fluttuante sulle acque del mare. L'acqua è per tanto, l'elemento fondamentale, principio di tutte le cose e, tutte le cose vi faranno ritorno quando periranno. Queste idee non sono molto lontane dai miti degli altri popoli mediterranei che affascinati dalla potenza dell'acqua, l'elemento più importante per la loro civiltà l'avevano divinizzata. ciò che differenza la prospettiva di Talete, dai miti, è il fatto che egli non ricorre a un'interpretazione mitica e religiosa, per spiegare l'origine dell'universo ma soltanto argomentazioni razionali.